Scopri Le Notizie Dell'Accademia Nazionale di Agricoltura

Scopri le Notizie sull'Accademia

31 Agosto 2023

Il punto del Presidente sul sistema lattiero-caseario nazionale

Il settore lattiero caseario, con un fatturato di 5 miliardi nella fase agricola e 17 miliardi nella fase della trasformazione, è uno dei comparti trainanti dell’agroalimentare italiano. Guardando agli ultimi anni, l’offerta di latte nazionale è aumentata sensibilmente e l’Italia, dal 2015 ad oggi, è passata dal 75% circa a poco meno del 100% di autoapprovvigionamento, raggiungendo una quasi sostanziale autosufficienza con volumi di prodotto circa 13 milioni di tonnellate. Gli allevatori hanno “spinto” infatti sulle produzioni con maggiori investimenti soprattutto in innovazione, qualità e benessere animale, raggiungendo standard mai conseguiti in precedenza. Il mercato ha premiato questi sforzi e ha chiesto più latte nazionale, anche nel periodo della pandemia. 

Latte pilastro della dieta 
L'Italia produce in gran parte latte di alta qualità, che è garantito da controlli stringenti non solo per la carica batterica e per le cellule somatiche, ma anche per il contenuto in proteine e grassi. Parliamo infatti di una delle fonti alimentari più importanti, con un alto contenuto di proteine nobili per una corretta dieta alimentare.I trend dei prodotti free from riguardano anche il comparto lattiero-caseario: per quanto che ci siano persone allergiche o intolleranti al lattosio, ma questo non va demonizzato e non toglie certo valore al prodotto. Il lattosio è uno zucchero fondamentale per lo sviluppo nell'età evolutiva, è importante per i bambini e per gli anziani. 

Le sfide da affrontare 
Nel 2050 per far fronte alle esigenze di una popolazione globale che si prevede sarà di quasi 10 miliardi di persone, le stime ci dicono che occorrerebbe un aumento della produzione agricola del 50 per cento. Il tutto sarà però reso più complesso dalle difficoltà legate al cambiamento climatico, su cui occorre intervenire e di cui vanno mitigati gli effetti, e dalla necessità di tutelare le risorse naturali dell’ecosistema.La ricerca e l’innovazione applicate all’agricoltura costituiscono elementi essenziali per cogliere tali obiettivi. Il miglioramento genetico può aumentare le rese, ridurre gli effetti del cambiamento climatico e aumentare la resistenza ai parassiti. L’agricoltura di precisione può aiutare a diminuire i costi nelle imprese agricole dal 30% fino al 45% secondo alcune stime; parallelamente si riducono le emissioni di gas climalterante e si favorisce un migliore utilizzo delle risorse naturali. La tecnologia infine favorisce la produzione di energia da fonti rinnovabili aumentando l’autoapprovvigionamento e riducendo la dipendenza da altre sorgenti energetiche. Infine, nella zootecnia da latte si sono fatti passi da gigante: le sale di mungitura robotizzate ne sono un esempio, e la tecnologia è entrata a pieno titolo nella gestione delle stalle, garantendo prestazioni migliori. 

Sostenibilità e tenuta della filiera 
Il percorso che è stato seguito dalle politiche europee, e quindi da quelle nazionali, ha spesso privilegiato una logica contraria al concetto stesso di aumento della produzione, ad esempio limitando l’utilizzo delle superfici coltivate e invitando a una riduzione dell’intensità degli allevamenti animali, orientando a forme di “agricoltura sostenibile estensiva”. Tali politiche in Italia hanno inciso negativamente sui volumi di produzione e quindi sulla capacità di autoapprovvigionamento che è invece strategico per la sicurezza alimentare, per il contenimento dei costi di produzione e, di conseguenza, dei prezzi al consumo.In nome della sostenibilità dunque il settore lattiero-casearia, e in particolare il comparto zootecnico, è stato spesso additato come uno dei principali responsabili degli impatti negativi sull’ambiente dell’agroalimentare.A onor del vero, la filiera lattiero-casearia ha una sua circolarità virtuosa: nell’ambito dell’azienda agricola, la stalla consuma prodotti - come foraggi e insilati – che durante la loro crescita fissano il carbonio. Certo, la stalla emette carbonio, ma il processo di produzione del latte restituisce materiale organico (le deiezioni) che torna al terreno e mantiene la fertilità dello stesso. Oggi, poi, le deiezioni sono utilizzate anche per la produzione di biogas. La stalla dunque, se osservata nel suo complesso, è un modello di economia circolare da valorizzare e potenziare con continui investimenti in innovazione e tecnologia

L'intervista è stata pubblicata il 30 agosto 2023, all'interno de "L'opinione" del mensile FOOD, ed è scaricabile anche a questo link.

Potrebbe interessarti anche

cross