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IL RILANCIO ECONOMICO DELLA FILIERA AGROALIMENTARE. ECCO QUAL E' LA STRADA DA SEGUIRE
Su "Riparte l'Italia" l'intervento del Presidente dell'Accademia sulle sfide future chel'agricoltura nazionale dovraà affrontare per superare il momento di crisi internazionale datodall'emergenza COVID-19
Il rilancio economico della filiera agro-alimentare. Ecco qual è la strada da seguiredi Giorgio Cantelli Forti (disponibile anche il link all'intervistadal sito"Riparte l'Italia" del 15/05/2020)
L'Agricoltura è stata sempre considerata un settore primario e irrinunciabile in ogni Nazione, tuttavia nel mondo occidentale essa si è radicalmente trasformata a partire dalla metà del ‘900 quando, da principale ambito d'impiego della manodopera, ha progressivamente ridotto il numero degli addetti fino a contrarlo oggi drasticamente (<5%) a favore di settori economicamente più forti.
Questo processo ha favorito una riorganizzazione agraria basata su moderne tecnologie, sulla meccanizzazione e su innovazioni produttive in grado di trasformare le realtà agricole in unità di maggiore dimensione in termini di produzione lorda vendibile (plv).
La situazione in Italia
In Italia tale processo si è concretizzato con un mondo agricolo che ha privilegiato la qualità a sostegno dell'eccellenza della filiera agroalimentare del made in Italy. I rigidi processi produttivi sono stati accompagnati da severi controlli pubblici che sempre più garantiscono il binomio qualità-sicurezza. Tutto questo esclusivo lavoro ha comportato un maggior costo delle derrate agricole nazionali e ha inciso negativamente sulla competitività del prezzo di ciascun prodotto. Pertanto negli ultimi decenni si sono innescati meccanismi di riduzione del prezzo alla fonte (talvolta sottocosto di produzione per alcune importanti derrate agricole), fatto che ha comportato gravi rischi per il bilancio delle aziende agricole.
Complessivamente è mancata una strategia politica di salvaguardia del settore produttivo e del suo peculiare valore, mentre lo stesso mondo agricolo si è indebolito per varie ragioni, principalmente per mancanza di autotutela sindacale essendo diviso in varie associazioni prive di una visione strategica e di idee comuni.
L'Accademia Nazionale di Agricoltura (ANA) da tempo dibatte questi temi di grande rilievo socio-economico per il nostro Paese, evidenziando che con l'avvio del terzo millennio la globalizzazione, sempre più facilitata nel trasferimento delle commodities, ha imposto una competizione a livello dei prezzi degli alimenti in mercato, e il made in Italy è divenuto un brand molto accattivante per indirizzare la scelta del consumatore e nello stesso tempo è anche fuorviante non essendo garanzia dell'origine delle derrate agricole contenute.
Concorrenza sleale e contraffazione
Ne è prova la concorrenza sleale di molti Paesi con fiscalità e costo del lavoro più bassi, con standard produttivi più laschi nei parametri di sicurezza e di qualità della materia prima, che ha gravemente indebolito le nostre aziende agricole come primo anello della filiera agroalimentare. Resta tuttora grave il fatto che non si riesca in Italia a normare la tracciabilità d'origine dei singoli componenti l'alimento finale con una evidente indicazione nella confezione.
Nel mondo la contraffazione, la sofisticazione e l'uso improprio del brand italiano ai fini commerciali è noto a tutti. Infatti, le disinvolte triangolazioni operate nei mercati con scambi di merci a livello internazionale reca gravi danni ai nostri più prestigiosi prodotti e marchi. In sintesi è venuto meno un etico patto d'intenti e di collaborazione che rendesse solidale tutta la filiera agroalimentare dal campo alla mensa del consumatore. Un ulteriore grave danno si è imposto con i moderni sistemi mass mediatici e le fake-news che stanno distraendo e plagiando il consumatore sempre più indirizzato verso “vantaggiose scelte economiche”, non garanti della qualità e della sicurezza delle materie prime costituenti il prodotto finale.
Il Covid-19 e la Globalizzazione
L'attuale evento pandemico del Covid-19 impone una profonda riflessione sulla globalizzazione, e sulla vergognosa corsa al prezzo più basso senza alcun riferimento alla provenienza delle materie prime e al valore complessivo dell'alimento stesso. La lezione che ne deriva deve fare seriamente riflettere a livello politico, economico e sociale sull'importanza di abbattere i costi indiretti di produzione delle nostre materie prime agricole per la tutela della loro eccellenza che è garanzia di salute per il consumatore.
Nel caso, il vantaggio si distribuirebbe a tutta la filiera in quanto darebbe una seria garanzia produttiva alla componente industriale e alla componente commerciale. Va però realizzato un patto nazionale politico-economico per la difesa dell'eccellenza della produzione italiana, che va tracciata e certificata,cancellando la deviante e superata dizione del made in Italy.
L'unicità della filiera agroalimentare
Per fronteggiare tutto ciò, l'azione da attuare rapidamente in difesa dell'Agricoltura del nostro Paese e dei suoi valori alimentari (da definire con il termine di “eccellenza” e non con il made in Italy), deve necessariamente basarsi su una “unicità” della complessa filiera agroalimentare che inizia dalla produzione della materia prima e termina con il prodotto sulla tavola del consumatore.
In questa ottica il mondo agricolo deve continuare a garantire al mondo della trasformazione la qualità e la sicurezza dei suoi prodotti, e quest'ultimo deve, a sua volta, garantire una valida rete di commercializzazione, secondo un processo che tuteli il diritto del consumatore di conoscere i suoi alimenti (sia riguardo ai contenuti, sia alla provenienza degli stessi); il consumatore dovrà poi essere incentivato a tutelarsi sempre più in termini di sicurezza alimentare, principalmente attraverso la scelta dell'eccellenza dei nostri prodotti.
Quanto detto comporta costi elevati con perdita di competitività e quindi l'impegno politico per il post- Covid-19 dovrà concretizzarsi con sgravi fiscali ed incentivi indiretti nei servizi per ridare luce ai nostri prodotti nel mercato.
La ricerca
Al fine di superare l'emergenza attuale e per garantire un solido futuro alla filiera agroalimentare italiana, l'ANA da tempo sostiene di investire nella ricerca per ulteriormente qualificare i nostri prodotti, per lo sviluppo di nuovi prodotti e, in particolare,per l'affinamento quali-quantitivo nella produzione delle materie prime. Inoltre, l'economia circolare in una visione olistica impone una tutela dell'ambiente, delle risorse idriche, dei suoli ecc., e queste esigenze comportano degli ulteriori costi di produzione che debbono essere affrontati, ma come?
La ricerca costituisce l'imprescindibile inizio di ogni processo, in quanto caratterizza il patrimonio di tutte le aree del sapere essendo costituita in primis da curiosità, intuizione e creatività. Un Paese che guarda con saggezza al proprio futuro ha il dovere di garantire risorse pubbliche e private alla ricerca di base e ha il dovere di far superare le ostative stupidità ideologiche ed economiche al trasferimento applicativo dei risultati delle ricerca di base. Non è più sufficiente “fare squadra”, oggi si deve “fare sistema”, soprattutto perché non è pensabile in futuro sostenere una ricerca competitiva e avanzata senza una partnership pubblico-privato.
Appare chiaro che, dal secolo scorso, la ricerca bio-medica e tutte le ricerche che hanno determinato lo sviluppo scientifico e tecnologico sono correlate al progressivo benessere e alla salute della collettività, come dimostra l'incredibile aumento della vita media e della qualità della stessa.
Se analizziamo attentamente il binomio salute-benessere nello stesso periodo, si può con certezza affermare che un fondamentale contributo è derivato dal miglioramento alimentare, inteso come riduzione di un fattore di rischio primario per ogni popolazione.
Come sostenuto in premessa, oggi in mercato è possibile scegliere materie prime in grado di garantire un'alimentazione corretta, di qualità e sicura grazie al notevole progresso scientifico e culturale delle Scienze agrarie e veterinarie. Tuttavia, in campo alimentare e della salute si assiste a una crescente comunicazione mediatica che stravolge per fini impropri la verità disinformando il consumatore con fake news, nelle quali si maschera l'atteggiamento antiscientifico.
In prospettiva la ricerca multidisciplinare tra Scienze agrarie, Scienze bio-mediche e Scienze della vita si presenta vincente perché, se applicata, potrà garantire ulteriori contributi alla qualità della vita tramite strategie sempre più mirate alla salute dell'uomo e alla tutela dell'ambiente.
Interazioni e sinergie
Nell'attuale periodo di grave depressione economica stimo fondamentale considerare che dal collegamento tra i compiti istituzionali e gli interessi economici del nostro Paese sia necessario che scaturiscano quelle virtuose interazioni e quelle possibili sinergie che sono indispensabili per il progresso scientifico, culturale e produttivo della nostra Società, e che sono altresì fondamentali per allargare gli orizzonti di lavoro dei giovani che escono dalle Scuole di formazione e dall'Università.
Pertanto la ricerca scientifica e lo sviluppo tecnologico industriale debbono essere sempre più strettamente connessi in una “sinergica strategia di sistema”che nei Paesi a più forte economia ha già generato rivoluzioni tecnologiche, scientifiche e sociali.
Negli ultimi decenni laddove i rapporti tra scienza e tecnologia sono radicalmente mutati si assiste a un profondo cambiamento nei rapporti tra Scienza e Società. Le Biotecnologie, molto contrastate in Italia sul piano squisitamente ideologico, sono un esempio di settore strategico nel moderno sviluppo industriale e hanno incentivato gli imprenditori italiani ad impegnarsi a colmare quel gap che ci separa dagli Stati Uniti e dalle Nazioni avanzate.
Le Biotecnologie offrono la possibilità d'importanti scoperte e di soluzioni di gravi problemi, nonché il contenimento dei costi di produzione industriale e agricola, miglioramento intrinseco della sicurezza dei prodotti, elevata qualificazione professionale e sviluppo del lavoro.
Avvicinamento tra ricerca e impresa
Solo un più forte riavvicinamento tra il mondo della ricerca scientifica e il mondo imprenditoriale potrà dare la possibilità di sopravvivere nei mercati internazionali con idee innovative, con conoscenze e tecnologie avanzate e, di conseguenza, con prodotti industriali, agricoli e commerciali competitivi.
Questa ultima considerazione mi porta ad affermare che dalla tragedia sanitaria ed economica dovuta alla pandemia Covid-19 il mondo agricolo e la filiera agroalimentare tutta potranno dare un valido contributo al nostro Paese se le componenti politiche e decisionali avranno unità d'intenti con un progetto strategico da seguire, a patto che ne venga poi garantita la tutela.
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