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4 Marzo 2021

L'ACCADEMIA RENDE DISPONIBILI I CONTENUTI PIU' CURIOSI DEGLI "OPUSCOLI AGRARI"

Da oggi l'Accademia Nazionale di Agricoltura rende disponibili i contenuti più curiosi degli "Opuscoli Agrari", pubblicazioni che coprono tutto il XIX secolo dedicate alla raccolta delle innovazioni in campo agricolo, ambientale e sanitario conservate nel proprio Fondo Storico. Incomincia così un viaggio a ritroso nel tempo che unisce studi scientifici, nozioni sulle piante, la vita in campagna, le conoscenze alimentari e le credenze popolari; tutto all'interno del grande mondo che fa parte dell'agricoltura. Come primo tema trattiamo quello dei parassiti delle piante che, da secoli, colpiscono le colture provocando numerosi problemi alle produzione. Oggii rimedi adottati sono diversi, testati e certificati, ma questo non si potevariferire alla prima metà dell'Ottocento.

Infatti, già nel 1833 questo problema si presentava in tutta la sua forza e nella “Memoria sopra il bruco che in quest'anno devasta i seminati di frumento delle provincia di Bologna, Romagna e Ferrara” di Pietro Negri opuscolo n.1 (Per scaricare l'intero testo clicca qui)e indirizzato a ingegneri, agronomi possidenti e agenti di campagnaerano studiati e presentati agli addetti ai lavori possibili rimedi per combattere tale piaga. Il piccolo insetto era totalmente sconosciuto fino a quel momento, non se ne aveva per nulla conoscenza, e proprio per aiutare gli agricoltori ne veniva fornita una tavola a colori per meglio riconoscerlo in caso di necessità. Nelle pagine del testo l'insetto veniva così descritto:

“Un bruco non meglio conosciuto fino ad ora, poichè diversi esperti naturalisti ai quali ne chiesi contezza, mi hanno detto che loro dato che non era in tale stato di riconoscerlo, se prima cangiato questo in crisalide, non se ne sviluppava di poi l'insetto perfetto […] di questo animale, ad onta di reiterare ricerche da me fatte non solo, ma anche ripetute da altri, non è stato fattibile di poterne rinvenire di giorno alcun individuo sopra terra”.

I danni di questo piccolo lepidotteroerano evidentemente ingenti per le colture, soprattutto perchè non ne rovinava le radicima solo la parte che fuoriusciva dal terreno, in maniera così da fornire loro la possibilità di crescere per poi ammaccarle nuovamenteuna volta raggiunta la maturazione. L'effetto descritto, che di certo causava non pochi problemi alla produzione di frumento,era questo:

“Le piante di frumento che si scorgono rovinate, sono affatto spoglie di ogni loro umore e glutine, rimanendone soltanto intatte le fibre, tutte insieme raggruppate ed in parte insinuate nel buco entro al quale trovasi il verme, di maniera che gli servono come di turacciolo: e da ciò si vede, che tale bruco, non mangia le piante, ma solo le manda a male togliendo loro ogni umore spoglianole del tessuto cellulare, e lasciandone intatte, come abbiamo detto, le fibre ossia il tessuto vascolare.”

L'avanzato approccio scientifico e di minuzioso studio della materia siandava, inevitabilmente, a scontrare con lamancanza di soluzionipratiche realmente idonee ed efficaci. Per questo motivo l'unicometodo proposto, come si può vedere nell'illustrazione a pagina 13,era un sistemasimile a quelli utilizzati nel giardinaggioche all'epoca appariva come l'unicoattuabileper non perdere gran parte del raccolto:

“Lo strumento per tale ufficio da noi fino ad ora conosciuto, e che sembra il più adattato, è il rotolo pesante senza denti, facendolo passare sopra i seminati, cessati i geli, ed a terreno in tempra: il quale strumento offre due vantaggi; il primo di comprimere il terreno a danno del bruco, e senza danneggiare le tenere piante di frumento, ed il secondo di assettare la terra alle radici di quelle piante che il gelo avesse slegato. La forma di tale strumento è la stessa di quella che adottano li giardinieri per eguagliare il terreno nei viali dei giardini”.

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