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NOTIZIE DELLE CAMPAGNE NEL CIRCONDARIO DI BOLOGNA
Il riassunto pubblicato nel 1870 offre una importante testimoninza storica sullo sviluppo del settore agricolo nell'area del capoluogo emiliano romagnolo.
"Notizie delle campagne nel Circondario di Bologna concernenti l'anno 1869"opuscolo B.26/2 del nostro Fondo Antico (per leggere il testo intero cliccare qui) offre una descrizione precisa e puntuale sulla situazione della campagna bolognese redatta dall'ingnener Luigi Franceschini che la pubblicò sul "Giornale d'Agricoltura del Regno d'Italia". Nato da pochi anni, lo Stato italiano iniziava così una campagana di mappatura e conoscenza dei suoi territori, promuovendo studi e ricerche scientifiche sulla società e le economie agricole locali, che risultavano però ancora troppo difficoltose date le scarse notizie che le Deputazioni Sezionali inviavano alle Regie Prefetture e al Ministero. La prima fase embrionale delle ricerche scientifiche e statistiche era, dunque, in fase di sviluppo e pubblicazioni come quella in oggetto risultavano un importante strumento di conoscenza e assimilazione di dati per lo Stato centrale, bisognoso di informazioni certe sullo stato dell'arte dei propri territori. Ai lettori di oggi, invece,lo studio ofrre una inedita istantanea strorica sulla situazione di un territorio, quello della Provincia di Bolognache all'epoca contava già 429.923 abitanti, una buona parte dei quali viveva di agricoltura favorendo lo sviluppo del territorio del contado fuori città. Un territorio ricco, ma con problemi già denotati all'epoca legati al dissesto idrogeologico, alla conformazione dei fiumi e anche a particolari condizioni meteorologiche che si ravvisano ancora oggi. Lo scritto infatti inizia descrivendo i danni portati da puogge improvvise fuori stagione:
"La grandineprodusse guasti nei territori di Molinella e di Budrio, e nel dì 14 giugno più rimarcati si constatarono nei contorni di Persiceto, Martignone, Zenerigolo, Calderara, Longara e Sala in cui si distrusse due terzi del grano e quasi totalmente la canapa. Laonde s'invoca da secoli un rimedio radicale nella sistemazione dei nostrei fiumi per ottenere ancora quella degli scoli consorziali [...] è necessario garantire le popolazioni le più laboriose ed i proprietari dai pericoli d'innondazioni di cui sono vieppiù minacciati, essendo costretti di dispendiarsi in colture fatte all'azzardo nei terreni più fertili".
A questo si aggiungeva la difficile situazione stradale nelle campagne che non permetteva lo sviluppo del territorio e della sua economia agricola e una soluione veniva data proprio dall'autore dello studio:
"E' troppo noto che il progresso dell'agricoltura dipende in gran parte dalla facilità delle comunicazioni. La percorrenza nelle strade tutte di pianura è possibile nelle stragioni asciutte; riesce però cattiva e molesta in tutte nell'Inverno: varie sono le cagioni, ma la più potente è la qualità della ghiaia e lo stato in cui trovansi sovente depositate sulle strade [...] A quest'effetto basta sostituire il sasso pesto bene scelto alle tristi e minute ghiaie dell'Idice e del Reno, le quali a cagione della loro forma non sono atte a consolidarsi e reggere lo sforzo dei pesanti carichi, producendo mlto fango in inverno e molta polvere in estate'".
I campi invece erano ben tenuti e coltivati nonostante in alcune aree si riscontrassero casi di malattie infettive:
"Le sistemazioni dei campi in generale può dirsi che sieno in progresso, e così gli impianti di nuove vigne, di novelli boschi di acacie per uso di pali onde sorreggere le viti [...] Le condiioni igieniche sono soddisfacenti, allorchè si faccia astrazione da alcune plaghe li quei territori in cui predomina la coltivazione del riso, ove si verificano casi di febbri periodiche, e d'alcune altre al monte ove si riscontrano casi di pellagra e di gozzo. Pertanto le condizioni economiche possonsi dire discrete tanto nella pianura, quanto nella media parte montana".
Nello studio gli allevamenti bovini vedevano un buono stato di salute e una costante crescita nel numero,114.311 capi,cheperòiniziavano a portare i primi problemi legati all'eccessivo disboscamento per la creazione di pascoli,con la diminuzione di macchie ad alto fusto e dei loro frutti (castagne, marroni, ghiande) utili alla alimentazione umana e animale. Lo stesso, al contrario, non si poteva dire per il pollame, considerato tutto di razza autoctona, che forniva un fondamentale strumento di nutrizione per i contadini e le loro famiglie. In fase ancora iniziale, ma comunque presente, era l'uso delle trebbiatrici a vapore, mentre la secolare produzione della seta interessvaa ancora larga parte del contado. Una nota interessante, infine, è posta alla presenza delle api e alla produzione di cera e miele:
"Rari sono i coloni che mancano affatto di api, e può dirsi, che in ogni colonia si numerano da tre a sei alveari, fra cui ve ne sono pure dei vuoti. Le api sono trattate all'uso antico, che è la negazione della sollecita loro propagazione. In Lombardia in cui questo ramo è meglio curato gli apicultori nella morta stagione trasportano gli alveari in barche lungo il Po verso la marina per procurare loro il necessario nutrimento; il chè non è da suggerirsi tra noi. [...] Del resto i controni delle città, castelli, sobborghi e ville di cui non manca la Provincia, sono forniti di orti, giardini e prati artificiali che somministreranno ampio pascolo alle api".